Osservare, captare, intuire i segnali della strada. Essere sempre attenti a tutto ciò che si muove, che ci circonda, che è nuovo e florido: raccogliere volantini, inviti, riviste, anche i semplici sottobottiglia e gadget, fotografare istintivamente quel qualcosa, quel particolare che attira immediatamente l’attenzione: il quotidiano. Ogni cosa è indispensabile al raggiungimento del traguardo: delineare i legami forti che disegnano i contorni della comunità, dei gruppi primari, delle sottoculture giovanili e non. Per fare questo c’è bisogno un’intermediazione, un catalizzatore che acceleri il processo e consenta di trasformare gli elementi da semplici indizi in linguaggi codificati veri e propri, definendo così una struttura chiara, forte e definita. Ma…chi sono i cosiddetti Cool Hunter? Sono professionisti che all’interno della società ricoprono figure professionali diverse, ma che hanno a che fare con ruoli ad alto contenuto di creatività; giornalisti, designer, artisti, stilisti, fotografi, …: sono i cosiddetti trend setter, “coloro che riducono la complessità della produzione culturale, selezionando i segni, gli oggetti e le pratiche più innovative”. Partendo con le cinque capitali mondiali della Moda, le strade di: Londra, Parigi, Milano, Tokyo e New York diventano il territorio di caccia per i Trend Hunter.Il loro lavoro? Semplice! Immortalare, annotare, schizzare. Il cool hunter legge in modo molto spontaneo e diretto i segnali della strada e del corpo, presenti nei luoghi della propria città, nella quale vive da sempre: tutto ciò che di nuovo e di fresco (cool) emerge dalla vita quotidiana, dalle energie adulte e giovanili. E nel fare questo considera con attenzione le quattro parole-chiave del nuovo marketing, le cosiddette 4 P: le Persone (con le foto scattate per la strada), i Places – luoghi di ritrovo – (i nuovi negozi, locali, …, descritti e fotografati), i Pensieri – tutto quello che dà tensione creativa alla città – (i nuovi gusti culturali, i film, le mostre, gli happening, le riviste di successo, …) e i Progetti – i rapporti, le “prove”, i movimenti che il cool hunter vuole segnalare – . Tutte le informazioni vengono spedite, poi agli istituti di ricerca e rielaborate per studiare e capire che cosa sta succedendo, trasformando gli stimoli particolari in contenuti utili per le consulenze, per l’estrapolazione di nuovi concept di tendenze. Nata all’inizio degli anni Novanta – anni in cui il conflitto globale diede vita a nuovi movimenti di critica del tardo capitalismo come il “giunge”, che ricaduto direttamente nelle seduzioni dell’info-intrattenimento globale, è diventato fenomeno di stile – la nuova professione degli “scout di tendenze”, ha saputo svilupparsi e inserirsi nei punti focali della cultura giovanile, scoprendo una professione effimera e prevalentemente ludica, diventata il perno sul quale ruotano numerose aziende e agenzie di moda e comunicazione. Il ricercatore di tendenze si presenta come una sorta di antenna ricettiva, sensibile ad ogni minimo e più impercettibile segnale; è già calato completamente all’interno delle situazioni più avanzate dal punto di vista creativo: i club, gli eventi, le mostre, i party, i mercati, i concerti più alternativi e celati, che possono essere popolati da nuovi catalizzatori di tendenze; deve rastrellare tutti gli indizi raccolti ed interpretarli, per poi consegnarli alle agenzie che lo hanno ingaggiato. Una professione direi alquanto creativa, dinamica, curiosa…con un occhio sempre attento a tutto ciò che li circonda, perché le mode sono sempre pronte ad esser trasformate, rielaborate…ricreate!